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Assemblea ALIS - Fitto: abbiamo 232 miliardi da spendere in pochi anni

30/11/2022

All’Assemblea ALIS e Stati Generali del trasporto e della logistica di Roma, Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, ha fatto un ampio intervento sul tema dei programmi di investimento europei: «Parto con il tema Ets, di strettissima attualità. Rivendico un voto dato a giugno di escludere il settore marittimo, a volte a Bruxelles si assumono posizioni ideologiche. Le scelte della Commissione prese nel 2019 non possono rimanere immutate se il mondo cambia intorno, anche come tempistica, è sbagliato. Stiamo seguendo con attenzione i lavori, vogliamo evitare l’equiparazione dei diversi settori che è ingiustificata. È stata forte la volontà del presidente Meloni di inserire in un’unica delega le politiche di coesione e il Pnrr; parliamo dei programmi di investimento europei più importanti, l’Italia è il primo paese per i fondi di coesione, e anche quello che ha la quota più importante del recovery fund con il Pnrr. Parliamo di centinaia di miliardi di euro, l’obiettivo strategico è consentire un dialogo tra le risorse della coesione e il Pnrr, il rischio è che siano due programmazioni che si ignorino o peggio si sovrappongano. Hanno dimensioni notevoli dal punto di vista delle risorse assegnate, sono importanti entrambi. Ci sono elementi che devono essere patrimonio della consapevolezza generale. Alcuni numeri sull’imponenza delle cifre: 232 miliardi di euro, che dovremmo spendere in pochi anni, il triplo di quelli che dovevamo spendere con la coesione, questo dà l’idea della rilevanza ma anche dei rischi della sfida. Dobbiamo uscire dalla logica di frammentazione, ci vuole la capacità di concentrare le risorse sugli interventi strategici. C’è poi il tema legato alla governance, i numeri ci vengono in soccorso, così usciamo dall’opinabilità delle considerazioni. La previsione della spesa del Pnrr all’inizio era di 42 mld euro entro la fine di quest’anno, è stata rivista al ribasso a 33 miliardi, poi ridotta ancora a 22, nei prossimi giorni comunicheremo la reale spesa. È vero che il Pnrr è costruito in base ai milestones, ma la capacità di spesa, di messa a terra rappresenta una grande difficoltà. Se la spesa non cresce c’è un segnale che va colto nella fase iniziale della programmazione, non certo in quella successiva. Il Pnrr è stato programmato per dare risposta alla crisi pandemica prima dello scoppio della guerra, questo è un dato oggettivo, come l’aumento dei costi delle materie prime, e l’emergenza e quindi l’esigenza di poter dare riposte strutturali alla mancanza di capacità di produzione energetica del Paese per essere in grado di affrontare uno di quelli che definisco uno degli errori compiuti livello europeo: abbiamo immaginato di essere dipendenti livello energetico da altri Paesi. Questo è un problema di questo Paese. Abbiamo dovuto fare una legge finanziaria in pochi giorni. Abbiamo dato risposta al tema dell’aumento dei costi energetici e delle bollette. In questo si inserisce la riflessione sulle strategie e sul Pnrr. L’aumento delle materie prime e dell’energia rimodella le necessità del governo. I tempi di realizzazione degli interventi non possono essere quelli del 2019, rischiamo dii fare due errori: la rigidità dell’approccio, che non modifica gli obiettivi del 2019, e la mancanza di volontà di modificare gli strumenti di investimento pianificati prima che nascessero questi problemi. Dobbiamo guardare al tema degli investimenti infrastrutturali. Anche su questo tema bisogna fare uno sforzo per capire quale percentuale di spesa abbiamo realizzato con le risorse 2014-2020, se non lo capiamo diventa complicato organizzare una spesa tripla rispetto a quella. E come affrontare il tema della governance: c’è da capire la tempistica di spesa di questi investimenti. Vogliamo lavorare con un confronto costante con le categorie del nostro paese, anche nella rimodulazione del Pnrr è fondamentale recepire delle indicazioni da parte delle imprese. Abbiamo bisogno non di posizioni di contrasto a livello europeo, dobbiamo stare in Europa modificando quello che non è compatibile con i nostri interessi nazionali, è una questione di difesa dei nostri interessi nazionali, facendo sentire il peso di un grande paese fondatore dell’Europa».
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