Politica

Bonomi alla Stampa: questa manovra economica è senza visione

25/11/2022

“È una legge di bilancio a tempo. Giustamente, hanno concentrato due terzi degli interventi sul caro-energia, ma solo sino al 31 marzo. Bisognerà capire cosa succederà dopo. Oggi la legge di bilancio è prudente sui saldi, lo apprezziamo. Ma il primo aprile cosa ci aspetta?”. Ha detto il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi in un’intervista a La Stampa nella quale ha commentato la manovra presentata dal Governo Meloni. Secondo il Presidente Bonomi sulla manovra pendono tre incognite: “la prima è il tempo, la sua durata, cose a cui nessuno sembra pensare. Poi c'è la politica: è evidente che sono state prese decisioni per accontentare le diverse anime della maggioranza, e questo viene prima delle vere urgenze del paese. La terza è la mancanza di visione. Sulla lotta alla povertà, come su occupabilità e produttività”. Poi, interrogato sul fatto che il testo presenti anche aspetti positivi, ha risposto: “Dipende. Se l'obiettivo, specialmente in una fase di rallentamento congiunturale, fosse lavorare sul Pil potenziale e la crescita del Paese, i provvedimenti dovrebbero puntare in questa direzione. Se invece l'approccio è tenere insieme le varie anime della maggioranza, prendere intanto micro-decisioni e spostare tutto avanti di tre mesi, è molto diverso. A noi imprenditori preme la prima scelta, non la seconda”. Per quanto riguarda il capitolo energia, Bonomi ha detto: “Si, è importante, come chiedevamo. Certo ci sarebbe piaciuto più un intervento alla tedesca che il credito d'imposta sui costi energetici, ma va bene. Però sono fondi che finiscono a marzo. Se ad aprile puntano a nuove misure tutte in deficit, sarebbe meglio dirlo subito”. Tra gli aspetti positivi, il Presidente ha apprezzato che “si sia tenuta la barra dritta sulla finanza pubblica”, mentre sulla fine del Reddito di cittadinanza ha detto: “È un annuncio. Dicono che vogliono intervenire, però non evidenziano su quali politiche possano assicurare l'accesso al lavoro e la tutela sociale. Si daranno soldi ai centri pubblici per l'impiego che sono stati un fallimento? Avremo un sistema pubblico-privato? Si è preso tempo senza dire come intervenire per alzare l'occupabilità”. Poi sull’intervento sul cuneo fiscale, il Presidente ha sottolineato come “non si fa un intervento decisivo. Il mini-taglio aggiuntivo vale 46 euro lordi in più al mese ai dipendenti con meno redditi. Poco più di nulla. Serviva un taglio energico. La politica non si è assunta la responsabilità di farlo e coprirlo, ma offre nuovi forfait alle partite Iva. I soldi ci sono. La spesa pubblica supera i mille miliardi, riallocare qualche miliardo necessario a un taglio contributivo significativo non è impossibile. Se si fosse voluto incidere, si sarebbero trovati i mezzi”. Il Presidente di Confindustria ha poi commentato gli aspetti fiscali contenuti nella manovra: “Una vera riforma del fisco deve essere organica, deve comprendere Irap, Ires e Irpef, il Patent box abolito, la disciplina tributaria degli asset d'impresa. In Italia si interviene solo e sempre a margine dei tributi esistenti. Non è possibile andare avanti così. E poi non esiste la flat tax incrementale, esistono regimi forfetari ispirati dall'esigenza di rispondere a constituency elettorali. Se riduci le tasse sugli autonomi, il lavoratore dipendente che ha la stessa retribuzione paga tre volte tanto. Alcuni dipendenti iniziano a dire alle imprese che preferiscono passare alla partita Iva perché così risparmiano sulle tasse, che sul lavoro in Italia sono tra le più alte dei Paesi Ocse. Creando in questo modo anche problemi di lungo periodo per la sostenibilità Inps e alimentando il precariato”. E poi ancora: “L'estensione della aliquota piatta si valuta in circa 300 milioni aggiuntivi. Il conto 2023 salirebbe così a 2,5 miliardi. Avremmo potuto tagliare il cuneo fiscale di un altro punto e mezzo”. Il Presidente ha infine mostrato preoccupazione sul rischio di “non fare”: “Le riforme sono slittate di un anno, dal reddito di cittadinanza alle pensioni. Se non ci saranno le risorse, il rinvio diventerà un "non fare". E poi da un lato prepensioni e dall'altro offri incentivi a chi rimane. Provocatoriamente c'è davvero qualcuno che è andato in pensione con la Fornero a 67 anni? Abbiamo alternative plurime: salvaguardia degli esodati, prepensionamenti, isopensione, Ape social, Opzione donna, lavori usuranti. Nel 2022 l'età media di uscita sarà 61 e mezzo. Senza dimenticare che quota cento doveva portare quattro assunzioni ogni uscita. Siamo arrivati a 0,4 ogni pensionato, neanche l'effetto sostituzione”. E se di questo si dà la colpa alle imprese, Bonomi ha risposto: “No, no. Se rallenta l'economia e tu prepensioni, chi se ne va non sarà sostituito. E se riprende a correre l'economia e mancano i profili richiesti, non riesci ad assumere quelli che servono. Non è colpa nostra. Non si crea crescita e lavoro per decreto. Non è così. Una svolta per l'occupabilità richiede una visione organica che rimoduli tasse, contributi, welfare, scuola e formazione. Serve visione. Tutto cose che non leggo nella legge di bilancio. O almeno non ancora”. Altro capitolo, quello delle infrastrutture, con la riattivazione della società Ponte sullo Stretto: “Premessa: riattivare la società del ponte senza decidere qual è il progetto tecnico potrebbe generare qualche discussione. Detto ciò, le infrastrutture sono necessarie. È così. Da Palermo a Catania oggi ci vogliono tre ore. Abbiamo un problema sul traforo del Monte Bianco, che sarà chiuso tre mesi all'anno per i prossimi 18 anni e questo impatterà sulla Valle d'Aosta e tutto il Nord Ovest ne soffrirà. Andrebbe fatto il secondo tunnel. Va anche bene il ponte di Messina, ma decidiamo come. Senza dimenticare che abbiamo urgenze vere come la Gronda e la diga foranea a Genova. Speriamo vengano affrontate con lo stesso vigore”. Il Presidente ha affrontato anche il tema degli investimenti esteri: “Se vogliamo essere attrattivi, dobbiamo fare degli interventi che rendano favorevole il clima. Non bastano certo gli incentivi. Sono favorevole, anche se non su Musk, uno che licenzia migliaia di lavoratori per e-mail non è l'investitore che vorremmo”. Ed è tornato sulla mancanza di una politica industriale: “Viviamo drammi industriali a cui dovremmo dare risposte, e tutti cominciano con la "I": Ita, Ilya, Isab, Intel. Già non abbiamo un quadro di regole precise per agevolare chi investe. Diventa poi inutile se scopriamo ora che a Priolo si chiude tutto fra pochi giorni, dopo aver ignorato la questione per mesi. Sono dieci anni che inseguiamo una soluzione per l'Ilva, e non si è deciso se debba essere pubblica o privata, se il ciclo integrale dell'acciaio ci serve oppure no. La certezza del diritto c'è o no? In assenza delle grandi scelte, non servono gli incentivi”. E ancora sulla possibilità di un acuirsi dei conflitti sociali, Bonomi ha detto: “Mi auguro di no. Però dobbiamo dare le risposte alle ansie delle persone creando lavoro. Negli ultimi anni abbiamo duplicato la spesa sociale e raddoppiato i poveri. Vuol dire che le politiche sociali non stanno funzionando”. E su un inverno ricco di proteste ha risposto: “Se annunci la riforma del Reddito di cittadinanza senza dire come, è ovvio che chi vuole fomentare tensioni sociali scende in piazza”. Mentre sulla stabilità politica, ha sottolineato come il governo abbia i numeri per affrontare “le sfide che ci attendono, l'inflazione, la guerra, le materie prime scarse, i tassi in salita, la riforma del Patto di Stabilità. Non è facile, ma l'ingovernabilità non è nell'interesse del Paese”. Il Presidente Bonomi ha infine rilanciato il Patto per l'Italia, anche se parte del mondo sindacale è apparsa fredda pensando “di ottenere di più dal rapporto diretto con governi amici". È invece necessario, ha concluso, “sedersi al tavolo insieme e ragionare. Spero che il presidente del Consiglio mantenga quanto ha ribadito anche ieri e stimoli un confronto più approfondito fra tutte le parti. Un suo tratto caratteristico è l'essere coerente e mantenere la parola”.
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