Economia

Caro diesel: taxi, ncc, bus operator e trasportatori rischiano il fermo

22/6/2022

In attesa che l’Agenzia delle Entrate consenta alle imprese di autotrasporto di recuperare una parte delle accise sui carburanti dei mezzi con massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate, anche i taxisti, gli autonoleggiatori con conducente (ncc), i bus operator, gli agenti di commercio e i piccoli trasportatori sono allo stremo. Stiamo parlando dei cosiddetti “professionisti della strada”; con il gasolio per autotrazione che in questi ultimi giorni ha superato i 2 euro al litro, molte attività lavorano in perdita. Se teniamo conto che per queste categorie il carburante incide per il 30 per cento circa sui costi di gestione totali, a seguito di questi rincari il quadro generale è drammaticamente peggiorato. Ricordiamo, altresì, che nell’ultimo anno il prezzo alla pompa del diesel è aumentato del 50 per cento. Pertanto, senza alcun aiuto, questi operatori economici rischiano il fermo, come è stato costretto a farlo nelle settimane scorse il settore della pesca, sempre a causa del caro gasolio. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA. Paghiamo caro non solo il carburante A preoccupare i “professionisti della strada” non è solo il caro carburante. A differenza dei colleghi europei, le categorie richiamate più sopra dispongono di servizi inferiori e subiscono costi fissi superiori. Se in Olanda, in Germania e in buona parte della Spagna, ad esempio, le autostrade sono gratis, in Italia i pedaggi sono tra i più cari d’Europa. Senza contare che abbiamo un deficit logistico/infrastrutturale spaventoso che, secondo il Ministero delle Infrastrutture, costa al sistema economico del Paese 40 miliardi di euro all’anno. Se nel decreto Aiuti approvato dal Consiglio dei Ministri il 18 marzo scorso oltre alla riduzione delle accise sono state introdotte anche delle misure specifiche per l’autotrasporto, queste ultime, sebbene non ancora esecutive, interesseranno marginalmente i piccoli padroncini, in particolar modo i monoveicolari. Se, infatti, teniamo conto che solo poco più dell’8 per cento degli autocarri immatricolati in Italia ha una massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate (pari a 346.482 autocarri), peso oltre il quale il proprietario beneficia di un parziale rimborso delle accise sul gasolio, il rimanente 92 per cento circa dei veicoli (3.908.524 autocarri) non gode di alcun sconto
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