Economia

Confindustria, Da Ros al Messaggero: La sfida sul clima non la paghi solo l'Europa, serve maggiore condivisione

14/11/2022

“Non c'è consapevolezza di quanto la crisi sia imminente. La transizione deve essere uno sforzo di tutti. E non può essere fatta soltanto dall'Europa che è responsabile solo del 9% delle emissioni. Lo deve fare tutto il mondo, altrimenti non risolviamo molto. E noi europei paghiamo doppio”, così la Vicepresidente per Ambiente, Sostenibilità e Cultura, Katia Da Ros, in un’intervista al Messaggero ha lanciato un monito ai paesi impegnati nella Cop 27 in corso. Sul ruolo che deve giocare l’Europa ha detto: “Finora ha assunto certamente una posizione virtuosa, dandosi come obiettivo quello di essere il primo continente a impatto zero. Ma non basta per raggiungere l'obiettivo complessivo. E allora serve aumentare sensibilità e consapevolezza in questi paesi. Siamo in una situazione di crisi climatica e come tutte le crisi deve essere affrontata con il massimo dell'attenzione e la massima condivisione. Ecco perché mi ha molto colpito che in questa occasione mancassero Cina e India” che sono a livello mondiale “il primo e il terzo paese per emissioni di CO2”. Al contempo, il contributo delle imprese italiane alla transizione energetica è stato alto: “Gli ultimi dati lstat dicono che due imprese su tre si sono mosse in questa direzione, con interventi sull'efficientamento energetico o sull'utilizzo di fonti di energia rinnovabile o con il riciclo. Su quest'ultimo fronte siamo dei campioni a livello mondiale”. Ma per ottenere una svolta sulle rinnovabili servono “semplificazioni” ha affermato Da Ros “se si vuole produrre il 40% dell'energia da fonti green: va snellita la burocrazia, rimossi i troppi blocchi ancora esistenti, ma anche l'effetto dalla sindrome Nimby e Nimto. L'industria continuerà a fare la sua parte”. Sul cambio di rotta europeo sul regolamento imballaggi, la Vicepresidente ha detto: “La certezza delle regole è davvero cruciale. Mi spiego: l'Europa per prima ci ha incoraggiato a puntare sul riciclo, e lo abbiamo fatto, con investimenti massicci. Ora ci dice che non va più bene e dobbiamo puntare sul riuso. Questo cambio di rotta stupisce e spaventa tutti. Si rischia di bloccare gli investimenti che necessitano di politiche industriali chiare e di lungo periodo. Tra l'altro, si tratta di una posizione ideologica che, secondo noi, non ha alcun fondamento, oltre a non avere una valutazione di impatto complessiva”. E sulla possibilità di trovare un compromesso con l’Europa ha ricordato: “L'industria italiana è d'accordo sull'obiettivo, ma siamo convinti che il riuso possa affiancare e completare il riciclo, senza sostituirlo. Anche perché ci sono dei limiti per la salute da considerare. Senza contare gli effetti sull'occupazione: si mettono a rischio 800 mila imprese e 7 milioni di posti di lavoro. Non si può perseguire la sensibilità ambientale a rischio di quella sociale ed economica”. Katia Da Ros fa una riflessione analoga sull'annuncio dell'eliminazione del motore endotermico al 2035: “Anche in questo caso, serve neutralità tecnologica. Condividiamo l'obiettivo, ma il mercato deve poter trovare la sua strada a impatto minimo. Altrimenti rischiamo di andare verso una presunta sostenibilità ambientale, visto che non sappiamo bene come vengono prodotti in Cina i materiali che compongono le batterie. E distruggiamo un settore per diventare dipendenti dalla Cina. E una questione di sicurezza nazionale”. Sul caro-energia la Vicepresidente di Confindustria si attende “Una riforma Ue del mercato energetico, con il disaccoppiamento delle rinnovabili dal prezzo del gas. Ma da parte sua l'Italia deve avere più coraggio e puntare su una politica energetica, che includa tutto, dalle rinnovabili, ai rigassificatori, fino al nucleare di quarta generazione” e sulla sfida del Pnrr “Serve creare delle "corsie preferenziali" per i progetti per evitare che si incaglino nelle maglie della burocrazia, figure professionali esperte e un coordinamento forte. Poi certo, occorre lavorare anche a livello Ue per rimodulare nei tempi alcuni aspetti del Next generation Eu e adeguarlo alla situazione attuale. I trattati lo prevedono”.
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