Economia

Confindustria: un’azione coordinata a livello comunitario per mitigare il prezzo del gas

17/6/2022

Il Delegato per l’energia di Confindustria, Aurelio Regina, è intervenuto in audizione presso la X° Commissione del Senato della Repubblica, Attività Produttive, nell'ambito dell'esame dell'atto dell'Unione europea COM (2022) 138 definitivo (Sicurezza dell'approvvigionamento e prezzi dell'energia accessibili: opzioni per misure immediate e in vista del prossimo inverno). Confindustria sin dal mese di marzo ha pienamente condiviso la richiesta del Governo italiano di adottare un’azione coordinata a livello comunitario per mitigare il prezzo del gas. Il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica hanno raggiunto livelli insostenibili che determineranno per il manifatturiero italiano un costo della componente energia in bolletta superiore a 50 mld di Euro. I diversi Stati Membri, e i relativi mercati, non stanno reagendo alla crisi in modo coordinato e solidale nonostante gli impegni sottoscritti dai Paesi dell’Unione nei due Consigli Europei di marzo e maggio. Come indicato ripetutamente dal Presidente Bonomi auspichiamo che si possa trovare una soluzione contingente attraverso un Cap sul prezzo del gas a livello europeo in grado di ridurre la speculazione e ricondurre l’indicizzazione dei prezzi finali alle effettive condizioni strutturali del mercato. L’Italia è un mercato pienamente interconnesso, grazie ai collegamenti fisici (gasdotti) e ad una regolazione comunitaria declinata in coerenti regolamenti domestici. In questo contesto, i prezzi nazionali si influenzano reciprocamente, con un ruolo fondamentale giocato dall’hub olandese TTF, che è divenuto sempre più un riferimento di prezzo a livello europeo. Appare quindi auspicabile ed urgente, a tutela di cittadini europei ed imprese europee, intervenire in modo coordinato tra i diversi Stati Membri UE per calmierare i prezzi all’ingrosso e per garantire, al contempo, l'approvvigionamento dei volumi di gas necessari ed il completo riempimento degli stoccaggi. Confindustria sostiene la linea di intervento market friendly proposta dal Governo italiano la quale richiede necessariamente un’azione degli Stati membri coordinata in modo unitario. In termini semplificati si tratterebbe di introdurre un price Cap di riferimento per i contratti di fornitura degli approvvigionamenti UE. L’introduzione di un Cap a livello Europeo efficace rispetto alle importazioni di gas via pipeline si limiterebbe per i 27 Paesi ad un onere di socializzazione per le sole importazioni via GNL (Gas Naturale Liquefatto) stimabile in un onere a carico della finanza pubblica di circa 15 Mld/€ per ogni 10€ di differenza tra il Cap ed il Prezzo del gas nel Mercato Internazionale. Per quanto il contesto sia incerto è sicuramente più conveniente rispetto ad un Cap sui 70 Mld di Metri cubi importanti dal nostro Paese che costerebbe circa 7,6 Mld di Euro. Sul piano strategico l’opzione di una strategia di regolazione comunitaria potrebbe essere più efficace per due ragioni: l’Europa potrebbe esercitare maggiore potere di mercato nei confronti delle importazioni via pipeline rispetto alle quali i paesi produttori hanno minore elasticità di sostituire i clienti; inoltre, il differenziale da socializzare sarebbe probabilmente circoscritto al solo approvvigionamento via LNG. Consapevoli delle difficoltà di una coesione comunitaria sull’introduzione di un Cap riteniamo che sia giunto il momento di un’operazione verità sul mercato del gas UE e per questo avanziamo anche una proposta più strutturale. Se il Cap non sarà accettato – come dimostrano i continui rinvii a livello di Consiglio UE – bisognerebbe procedere subito con la realizzazione di una piattaforma di mercato regolamentata sovranazionale in grado di quotare prodotti fisici e finanziari a termine e che elimini completamente gli indici finanziari OTC. Da oltre 20 anni la Commissione dibatte sulla costruzione di un mercato unico del gas integrato a livello Europeo. Adesso è giunto il momento di farlo senza cedere alla deriva degli egoismi speculativi. È ora che in Europa si faccia chiarezza o si rischia che l’impatto sul sistema produttivo pregiudichi la capacità di sostenere gli investimenti per la decarbonizzazione al 2030, che solo per l’Italia è stimata in oltre 1.100 mdl di euro nei prossimi 8 anni.
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