Trasporti e logistica

Emanuele Grimaldi, gli armatori mondiali difronte alla crisi

2/2/2024

Emanuele Grimaldi, presidente Ics e Ad dell'omonimo gruppo, di ritorno da Dubai dove ha ricevuto il Dottorato honoris causa per il suo contributo allo shipping mondiale, disponibile, come sempre, accoglie il nostro invito a parlare della situazione nel Mar Rosso e di come stia rispondendo l'armamento mondiale. Dottor Grimaldi, come armatori mondiali quali sono gli umori e con chi siete in contatto? Tutto l'armamento mondiale in questo momento vive un grosso problema e tanti Paesi hanno deciso di prendere provvedimenti per salvaguardare il trasporto globale che avviene attraverso questa arteria fondamentale, che dal Mar Rosso porta al Canale di Suez. Come sappiamo l'alternativa è il periplo dell'Africa che ovviamente è molto più lungo e costoso perché allunga i viaggi di 15-20 giorni, a volte anche di più. Ma il problema è enorme soprattutto per i nostri marittimi innocenti che non hanno nulla a che vedere con il conflitto e la situazione che si è venuta a creare fra Israele e Palestina. Gli attacchi che si dice siano di matrice iraniana mettono in pericolo la navigazione stessa e la sicurezza dei marittimi coinvolgendo anche paesi che non hanno nulla a che fare con questo terribile conflitto. Alcuni Paesi hanno messo in piedi una spedizione a salvaguardia della navigazione e sono molto felice che partecipi anche l'Italia perché ovviamente dà maggiore tranquillità alle navi italiane che si trovano a passare per quei mari e che si sentono più sicure scortate dalla nostra Marina Militare. Quindi un ringraziamento va all'ammiraglio Clementino e al nostro governo, al ministro della Difesa per aver organizzato anche in tempi brevi la missione che nel caso nostro è solo di pace a salvaguardia delle navi italiane e delle navi in genere che passano per l'area. Quanto è stimabile il danno attuale a livello di traffici? I danni che vengono creati da questa situazione sono immensi: pensi che cosa vuol dire 5 milioni di contenitori che passavano da lì e che oggi devono cambiare rotta. Questo provoca uno sbilanciamento tra domanda e offerta di tonnellaggio e una riduzione dell'offerta di tonnellaggio mondiale che provoca anche un inasprimento dei prezzi del costo del trasporto che va al di là del danno diretto. Infatti oltre a una navigazione più lunga, che porta a un maggior uso di carburante e quindi costo, cosa che può da sola valere almeno 2 milioni di euro, per le navi che decidono comunque di passare da Suez ci sono dei costi assicurativi "mostruosi": alcune nostre navi pagano di più per un singolo passaggio che per il costo dell'assicurazione di un intero anno. È facile capire che una nave da 50-100 milioni di euro può avere un'assicurazione di 400-500.000 euro e probabilmente ne paga altri 400 solo come extra assicurazione e per un solo passaggio nel canale che è già costoso. Come Gruppo Grimaldi quanto vale il Canale di Suez, sono passate navi scortate dalla Marina? Sì tre tre navi sono passate negli ultimi giorni pagando comunque un extra costo. E si deve considerare anche un maggior tempo perché per essere scortati c'è bisogno di avere un giorno e una data precisi da rispettare. Anche per noi questo ha voluto dire aumento dei costi e rallentamento nel trasporto che crea caos nella catena, ma soprattutto ripeto, viviamo con la preoccupazione nei confronti dei nostri marittimi che hanno già pagato duramente durante la pandemia. Non è una cosa accettabile. Guardando alle merci, soprattutto alle auto che trasportate come Gruppo Grimaldi, questa è l'ennesima crisi che si abbatte sul settore? Certamente. L'aumento dei costi ricadrà comunque sul consumatore finale, quindi tutti lo pagheremo. Pensi che, anche se non siamo tornati ai 10-12 mila euro del periodo pandemico, oggi per portare un container a Genova si pagano dai 4 ai 5 mila euro, contro i mille di qualche mese fa, e magari con tempi più lunghi. Nel settore automotive ci sono fabbriche rimaste senza alcune componenti fondamentali e che hanno dovuto bloccare le produzioni, quindi ripeto, oggi il problema è molto grave. Dottor Grimaldi noi trasmettiamo da Livorno e Grimaldi ha sempre avuto un legame importante con il nostro porto. Ora con l'acquisizione del Terminal Darsena Toscana, cosa c'è nel futuro delle banchine? Non cambia nulla perché noi già operiamo in porto in radice della Darsena in comune accordo con la Darsena stessa e con gli operatori proprietari Tdt. Da qui partono due linee fondamentali per il Paese, la Livorno-Palermo e la Livorno-Olbia per il trasporto di camion e persone. Per quanto riguarda la parte contenitori garantiamo una concorrenza con altri operatori che operano in altri settori, quindi possiamo dire che "cambia tutto per non cambiare nulla": rimane tutto come prima con container e ro-ro che operano su quelle banchine. Cambia il proprietario della concessione che da un fondo di investimenti oggi diventa una parte più industriale per la quale non è una novità assoluta il settore container. Continueremo a operare dando stabilità ai traffici, che servirà non solo a mantenere lo status quo ma anche viva la concorrenza nel porto di Livorno. Fonte:(IlMessaggeroMarittimo)
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