Economia

Gestire le emissioni finanziate: come le istituzioni finanziarie possono sostenere la transizione al net zero

11/1/2023

Negli ultimi anni, molte istituzioni finanziarie si sono impegnate pubblicamente a ridurre le proprie "emissioni finanziate ", ovvero le emissioni che finanziano nell'economia reale, in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Tale impegno è testimoniato dal numero di banche che hanno aderito alla Net-Zero Banking Alliance (NZBA), che in poco più di un anno è passata da 43 a 122 membri, ovvero il 40% delle attività bancarie globali. L'adesione richiede che le banche si impegnino a trasformare le emissioni dei loro portafogli di prestiti e investimenti in un percorso verso il net zero. Un numero ancora maggiore di banche ha condotto valutazioni interne delle emissioni finanziate e sta valutando se fissare un target pubblico. Altre ancora stanno valutando il percorso per misurare e fissare target per le emissioni finanziate. Per stabilire dei target, i decision maker del devono definire una baseline, fondamentale per comprendere lo stato attuale dell'attività di una banca e la distanza da percorrere. L’identificazione di un livello base delle emissioni richiede una definizione chiara di ciò che la singola istituzione finanziaria dovrà misurare relativamente ai seguenti criteri: Settori: la maggior parte delle banche che hanno misurato la propria base di emissioni finanziate ha iniziato con un breve elenco di settori prioritari ad alta emissione, come l’Oil&Gas, la produzione di energia, l'industria automobilistica e quella mineraria. L'NZBA richiede ai propri membri di fissare obiettivi settoriali per comparti identificati come prioritari: agricoltura, alluminio, cemento, carbone, settore immobiliare commerciale e residenziale, ferro e acciaio, petrolio e gas, produzione di energia e trasporti. È importante notare che l'iniziativa Science Based Targets ha fissato standard per alcuni di questi settori, ma non per tutti. Asset class: Attualmente, la Partnership for Carbon Accounting Financials (PCAF) - il principale organismo del settore finanziario per gli standard di contabilizzazione dei gas serra - ha fornito una guida per sei asset class: azioni quotate e obbligazioni societarie, prestiti alle imprese e azioni non quotate, project finance, immobili commerciali, mutui e prestiti automobilistici. Sono state pubblicate anche bozze metodologiche per i green bond, le obbligazioni sovrane e l'assorbimento delle emissioni. La copertura potrebbe però estendersi ulteriormente, poiché molte banche hanno portafogli significativi in altre asset class. Componenti della catena del valore: Tipicamente, gli istituti finanziari includono nello scenario di riferimento solo determinate componenti della catena del valore. Questo approccio segue quello sperimentato dalle banche firmatarie dell’accordo di Katowice nell'ambito del Paris Agreement Capital Transition Assessment (PACTA) sviluppato dalla 2° Investing Initiative (2DII). I segmenti della catena del valore su cui si concentra l'attenzione sono quelli che controllano la fonte della maggior parte delle emissioni in un determinato settore. Ad esempio, nel caso della produzione automobilistica, l'attenzione si concentra normalmente sulle case automobilistiche (non sui fornitori di componenti a monte o sugli utilizzatori a valle), poiché sono loro a controllare la scelta del motore del veicolo, che in ultima analisi determina le emissioni. Tipologia di gas serra: alcune banche hanno incluso solo la CO2 nella misurazione delle emissioni, ma altri gas, in particolare il metano, sono determinanti per le emissioni in alcuni settori, tra cui l’Oil&Gas e, soprattutto, l'agricoltura. Una definizione quanto più ampia possibile, che includa tutti i gas a effetto serra, soprattutto quando costituiscono la maggior parte delle emissioni, come nel settore agricolo, consentirà di ottenere un quadro più completo delle emissioni di basi. I dati risultanti possono essere raccolti in una metrica di CO2 equivalente. Tipologia di emissioni incluse: Per i soggetti inclusi nei portafogli della banca, lo scenario di riferimento dovrebbe di norma includere le emissioni Scope 1 (emissioni dirette, come quelle derivanti dalla combustione di combustibili fossili) e Scope 2 (emissioni indirette, come quelle derivanti dall'acquisto di elettricità, calore o vapore). Dovrebbe includere le emissioni categorizzate come Scope 3 (emissioni derivanti dall'uso dei prodotti), laddove siano rilevanti, come nel settore petrolifero, del gas e minerario. Orizzonte temporale considerato. La maggior parte delle linee guida raccomanda di utilizzare l'ultimo anno disponibile, il che spesso significa un ritardo di almeno un anno, in base alla disponibilità dei report sulle emissioni. Dati e attribuzione. Il panorama dei dati climatici è attualmente eterogeneo e richiede una strategia dei dati accuratamente elaborata che incorpori un chiaro modello di proprietà dei dati climatici e un modello operativo per i processi e le procedure relative all'acquisizione e all'utilizzo degli stessi, il tutto costruito intorno a una serie di casi d'uso. Spesso ciò richiede la combinazione di più input - dati propri delle controparti, fonti di dati di terzi e, ove disponibili, stime delle emissioni utilizzando set di dati pubblici per lo sviluppo di proxy - e la garanzia della loro coerenza. Valutazione dei dati. Sulla base dei criteri citati, le istituzioni finanziarie dovranno valutare la qualità dei dati di riferimento. Esistono metodologie di scoring per valutare la copertura e la qualità dei dati; un esempio è quella utilizzata nell’ambito del PCAF. Si tratta di un punteggio consente di comprendere meglio l'affidabilità dei dati e la necessità di apportare miglioramenti per le future iterazioni dello scenario di riferimento delle emissioni. È poi necessario elaborare un “momentum case”, ovvero una stima di ciò che accadrà a un determinato settore o a una data controparte di un dato settore. Se la banca continuasse a finanziare le sue attuali controparti al tasso attuale, quali sarebbero le sue emissioni finanziate l'anno prossimo, nel 2025 e nel 2030? Tale view si basa sugli obiettivi e sulle aspirazioni annunciate dalle controparti, sulle previsioni a livello di settore e di asset e sulle politiche e gli obiettivi governativi annunciati. Sarà poi necessario identificare uno scenario di riferimento per un dato settore, tenendo in considerazione di tre aspetti: Target di temperatura. La scelta dei target di temperatura da parte di un’istituzione finanziaria ha enormi implicazioni per la velocità di transizione richiesta all’interno del suo portafoglio. L'NZBA richiede un percorso di 1,5 gradi, il che significa che le oltre cento banche dell'alleanza a livello globale sono tenute ad allineare i loro portafogli a tali target. Scenario di base. Gli scenari di riferimento esistenti sono pubblicati da organizzazioni quali il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, l'Agenzia internazionale per l'energia, il Network for Greening the Financial System, il One Earth Climate Model e l'Inevitable Policy Response delle Nazioni Unite. Le istituzioni finanziarie dovrebbero individuare uno scenario di riferimento per ciascun settore per cui intendono fissare dei target. Ampliamento dello scenario. Gli scenari disponibili spesso non sono sufficientemente dettagliati per definire gli obiettivi per i settori o le aree geografiche prioritari, oppure includono ipotesi che differiscono dalle opinioni interne delle istituzioni finanziarie (ad esempio, per quanto riguarda le nuove esplorazioni di petrolio e gas). Alcune banche, pertanto, “espandono” i propri modelli climatici per creare versioni personalizzate di questi scenari, interpolando dati geografici o settoriali più specifici, in base alle esigenze dei propri portafogli.
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