Sostenibilità

I pediatri italiani si schierano contro il cibo sintetico prodotto in laboratorio

14/11/2022

La Fimp federazione italiana medici pediatri con 5000 professionisti che seguono circa 4.5 milioni di bambini ha aderito alla petizione di Coldiretti e Filiera Italia contro la diffusione dei cibi sintetici prodotti in laboratorio. La firma è avvenuta nell’ambito del vertice presso la sede della Coldiretti a Roma a Palazzo Rospigliosi con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo e Luigi Scordamaglia consigliere delegato di Filiera Italia e i rappresentanti della Fimp. Per la federazione dei pediatri erano presenti il dottor Antonio D’Avino (presidente), il dottore Luigi Nigri (vice presidente) e il dottore Roberto Caputo (vice presidente). All’incontro ha partecipato anche Luigi Cimmino Caserta di Plasmon, membro di Filiera Italia. Durante il vertice è stato sottolineato il livello raggiunto dal sistema sanitario italiano, la forte azione di prevenzione derivante da una corretta alimentazione e da stili di vita salutari puntando sull’origine dei prodotti 100% italiani grazie alla filiera agroalimentare nazionale e l’importanza della dieta mediterranea nei primi tre anni di vita del bambino. I pediatri hanno quindi sottoscritto la proposta di Coldiretti di divieto di cibi sintetici e raccoglieranno le firme in tutti gli ambulatori coinvolgendo le famiglie informando i genitori del rischio che i figli correrebbero assumendo un cibo sintetico rispetto agli effetti a medio e lungo termine ancora ignoti e non valutati. Non è un caso che ben 7 italiani su 10 (68%) non si fidino del cibo creato in laboratorio con cellule staminali in provetta, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. Le multinazionali del cibo in provetta approfittano della crisi per imporre sui mercati “cibi Frankenstein”, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi, che potrebbe presto inondare il mercato europeo poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue mentre entro il primo semestre 2023 negli Usa potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici. Interrogati sui motivi principali per i quali bocciare il cibo fatto in laboratorio gli italiani – spiega l’analisi Coldiretti/Ixe’ – mettono in cima il fatto di non fidarsi delle cose non naturali (68%, mentre al secondo posto ci sono i consistenti dubbi sul fatto che sia sicuro per la salute (60%). Rilevante anche la considerazione che il cibo artificiale non avrà lo stesso sapore di quello vero (42%) ma c’è anche chi teme per il suo impatto sulla natura (18%). Per quanto riguarda la carne da laboratorio la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. “Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”. Gli investimenti nel campo del cibo sintetico stanno crescendo molto sostenuti da diversi protagonisti del settore hitech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems). Sulla carne artificiale – conclude Coldiretti – solo nel 2020 sono stati investiti 366 milioni di dollari, con una crescita del 6000% in 5 anni.
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