Economia

Terra Madre 2022, Cia: agricoltura bene comune, subito più misure e risorse

26/9/2022

Il futuro del cibo riparte da Terra Madre Salone del Gusto. Con una “Food RegenerAction”, slogan e messaggio chiave dell’edizione 2022, che è sempre più urgente dopo la pandemia globale e con la terribile crisi climatica e geopolitica in atto. Ne è convinta Cia-Agricoltori Italiani, protagonista della manifestazione a Parco Dora, con un grande spazio espositivo allo stand T01 animato dagli show-cooking con gli agrichef e dalla mostra-mercato dei prodotti tipici delle aziende associate. “Gli effetti della guerra e della lunga siccità, tra rincari energetici e costi triplicati, tagli alle produzioni e inflazione alle stelle, hanno conseguenze drammatiche sulle imprese e sulle famiglie, già provate da due anni di Covid, con l’aumento di povertà e malnutrizione -ha detto il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, partecipando all’inaugurazione di Terra Madre-. L’accesso al cibo buono, sano, giusto e sufficiente è un diritto di tutti, ma ancora 828 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, 2,6 milioni solo in Italia. Per questo, oggi l’agricoltura deve essere considerata davvero un bene comune, il primo motore della ripresa e il traino per la transizione verde”. Soltanto “con la salvaguardia e lo sviluppo di sistemi agricoli sempre più sostenibili, innovativi e resilienti, si può garantire la sicurezza alimentare mondiale, ridurre la povertà, difendere l’ambiente e la biodiversità, assicurare condizioni di vita eque dal punto di vista economico e sociale -ha continuato Fini-. E’ chiaro, però, che il settore primario non può farcela da solo: la politica deve riconoscere finalmente la centralità dell’agricoltura, assicurando più misure dedicate e risorse adeguate”, tanto più in questa fase di costi produttivi impressionanti, dal +170% dei concimi al +129% del gasolio. In particolare, da Terra Madre Cia chiede alle istituzioni di aumentare l’accesso al credito, soprattutto ai piccoli agricoltori; garantire l’accesso alla terra e fermare il consumo di suolo (solo l’Italia perde ogni giorno 19 ettari); ridurre gli sprechi nelle filiere e incrementare il recupero delle eccedenze di cibo da distribuire alle famiglie meno abbienti; assicurare mercati aperti con regole commerciali chiare; valorizzare le produzioni di qualità e i territori; promuovere le diete tradizionali, come quella mediterranea, contro modalità fuorvianti di etichettatura (come il Nutriscore) che vogliono condizionare invece di informare; investire in ricerca e nuove tecnologie, dalle tecniche di miglioramento genetico all’agricoltura di precisione. “La strada dell’innovazione genetica è indispensabile per sviluppare piante più green e più resistenti alle malattie e al climate change -ha evidenziato il presidente di Cia-. Nell’ultimo anno, gli eventi estremi sono praticamente raddoppiati e ormai i fattori climatici, da soli, spiegano tra il 20% e il 49% delle fluttuazioni del rendimento agricolo”. Una variabile sempre più ingestibile per le aziende agricole che “per assicurare l’aumento delle rese, ridurre l’impatto di prodotti chimici, consumare meno suolo e meno acqua, hanno bisogno di alternative sfidanti e varietà più resistenti. Così come di tecnologie per l’agricoltura 4.0, dai satelliti alla robotica alla sensoristica -ha continuato Fini- in primis quella applicata all’irrigazione, vista la siccità ormai endemica con il 20% del territorio a rischio desertificazione e invasi che trattengono solo l’11% dei circa 300 miliardi di metri cubi di acqua annui”. Tutto passa comunque dal protagonismo degli agricoltori e delle aree rurali: “Per questo bisogna rafforzare il capitale umano dei giovani, il nostro patrimonio più grande per un futuro sostenibile -ha concluso Fini- e continuare a lavorare per lo sviluppo delle aree interne, puntando su infrastrutture e servizi, turismo rurale; filiere agroenergetiche locali”.
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